sabato, novembre 10, 2007

Passare un ora




Due linee, piccole, vicine, parallele l'una all'altra, sull 'attenti come due soldati.
Silenzio, solo il rumore dell'aria, del leggero vento della sera, vento fresco che entra dal piccolo spiraglio della finestra.
Momenti di stasi, istanti, secondo, minuti, ore. Periodi difficili da definire nel momento in cui li vivi; istanti sembrano durare ore, ore che volano, che sembrano secondi.

Tempo, poco, tanto, giusto, veloce, lento, perso, nessuno potrà mai ridarcelo indietro.
E certe volte nemmeno vorremo riaverlo.

Secondi, piccoli movimenti di una lancetta, una lancetta che non si stanca mai, sempre in movimento; e le volte mi immagino di volare in quel posto, non definito,
ma bene preciso, e di correre al suo fianco, in mezzo a un insieme di numeri, sempre più grandi, e di viverli quei secondi.

Ho avuto la fortuna di vivere un ora intensa, con una persona che stimo tantissimo, ma che le volte mi spaventa, mi incuriosisce, mi rallegra, mi fa arrabbiare.
Eravamo li, assieme, a parlare, a scoprirci. Passioni, sogni, ideali, sentimenti, fatiche, semplici battute tra amici, delle volte volgari, delle volte sottili, paure, dolori, amori, rimpianti, rimorsi.
Miliardi di parole che scorrevano veloci, risate che urlavano, espressioni in continuo cambiamento, occhi che esprimevano i dolori e gli amori più di come potessero fare le parole. Occhi che il più delle volte non riesco a vedere, perchè i momenti in cui ci troviamo faccia a faccia a parlare sono davvero pochi.

Quello che mi arriva non sono incontri diretti, ma sensazioni, battute, aneddoti storie che mi raccontano di lui.
Di come ultimamente venga considerato in maniera differente dal solito. Di come lui sia colpito da tutto questo, ma di come tutto questo non lo tocchi, perchè lui è così.

Sentir dire da un amico che conosci da una vita che tutti, ma proprio tutti, anche quelli che lo consideravano un amico vero, quasi un fratello, adesso siano straniti, quasi spaventati dal suo essere. E li capisco, perchè anche io sono così delle volte, anche io non capisco, ho quasi timore del suo modo di fare. Ma dura poco, perchè lo conosco e so perfettamente che lui è così, e lo è sempre stato. Tutto quello che gli altri gli accusano di aver cancellato non è altro che una breve parentesi che era stata aperta da lui, e che adesso si è chiusa. Persone così non cambiano da un giorno all'altro, o meglio, non si trasformano ma ridanno semplicemente spazio al loro vero essere; che comprende anche delle paretesi che avvicinano nuovi e vecchi amici.

Le due linee sono sempre li, sempre vicine, sempre sull'attenti, e un piccolo luccichio le accompagna, come un occhiolino amichevole.

Sentire le sue parole cariche di rabbia e soprattutto di dolore che riportano le affermazioni di quelle persone che fino a poco tempo fa lo consideravano la persona più importante della loro vita e adesso lo rinnegano come la peggiore delle bestie solo perchè ha deciso di non farsi prendere più per i fondelli. "Sei un montato e basta!", Montato? Perchè? Perché adesso ha deciso di non stare zitto quando viene giudicato? Montato perché adesso ha capito davvero quanto vale e non lo nasconde? Montato perché sta realizzando i propri sogni? O montato perché così facendo, con questo fare consapevolmente menefreghista forse sta cercando veramente quello che adesso gli manca come l'aria, come respirare?

Non so nulla di tutto ciò, perché non capisco come gli si possano affibiare certe cose. Non lo capisco davvero.
E tanto meno riesco a capirlo in quanto non ho la possibilità di guardalo negli occhi e capire che cosa sta provando.
La luce intermittente diventa fissa, le note scorrono, i minuti anche, accompagnati da note tranquille, da parole profonde, da canzoni malinconiche.

Apro gli occhi, il soffito bianco, sempre lui, sopra la mia testa, il cuscino sotto la testa, le mani dietro la nuca, le cuffie che alimentano le mie orecchie affamate di suoni e di sensazioni, mi giro, il mio braccio sinistro, il bicipite. La palestra da i suoi frutti, e adesso è momento di raccoglierli. Mi alzo, ripenso a tutto questo, alle parole, alle sensazioni che lui mi ha raccontato di aver vissuto, che sta vivendo, il dolore, l'orgoglio, la voglia di esserci, e di esserci sempre. La voglia di amare e di esser amato.
Vado in bagno, mi sciacquo la faccia, ed ecco.
Uno di quei momenti, in cui tutto si ferma, uno di quei rari momenti in cui posso finalmente guardarlo negli occhi e dirgli tutto quello che penso, e ribattere a tutto quello che mi ha raccontato di lui.
Lo guardo negli occhi finalmente, belli, chiari, ma il suo sguardo nasconde qualcosa. Mi chiedo, e lo sguardo di un montato? Di un menefreghista? Di un ragazzo strafottente? Di un ragazzo che ha bisogno d'amore?

Ho avuto la fortuna di passare un ora con Marco. Ho scoperto molte cose su di lui, ho capito che non è cambiato per niente, ho capito che se la gente passasse un po di tempo con lui come ho fatto io, forse capirebbe quanto siano forti e radicate le sue idee e i suoi sentimenti. Di come gli amici gli abbiano tolto molto, troppo, e di come gli Amici gli abbiano dato tanto, ma di come alla fine, la fiducia sia sempre uno dei suoi valori più importanti, E di come in questo momento no riesca fidarsi nemmeno di se stesso. Ho avuto la fortuna di passare un ora con me stesso. Ed ho capito che Marco è un solitario anomalo. Che ama stare in gruppo, ma che ha bisogno di se stesso per non sentirsi solo.